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Caratteristiche essenziali del disturbo sono pensieri, immagini o impulsi ricorrenti che creano allarme o paura e che costringono la persona a mettere in atto comportamenti ripetitivi o azioni mentali.

Come il nome stesso lascia intendere, il DOC è quindi caratterizzato da ossessioni e compulsioni. Almeno l’80% dei pazienti con DOC ha sia ossessioni che compulsioni, meno del 20% ha solo ossessioni o solo compulsioni.

Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi che si presentano più e più volte e sono al di fuori del controllo di chi li sperimenta. Tali idee sono sentite come disturbanti e intrusive, e, almeno quando le persone non sono assalite dall’ansia, sono giudicate come infondate ed insensate (tranne nei casi con scarso insight). Le ossessioni sono accompagnate da emozioni sgradevoli, come paura, disgusto, disagio, dubbi, o dalla sensazione di non aver fatto le cose nel “modo giusto”, e gli innumerevoli sforzi per contrastarle non hanno successo, se non momentaneo.

Le ossessioni differiscono dalle preoccupazioni per il fatto che queste ultime sono relative ad eventi negativi, legati a problematiche di vita quotidiana, che potete temere che accadano. Per esempio, potete essere preoccupati di fallire un esame, della vostra condizione economica, della salute, o delle vostre relazioni interpersonali. Al contrario delle ossessioni, le preoccupazioni non sembrano eccessive e prive di una base razionale, ma si riferiscono a rischi reali, che tutti riconoscono come tali.

Le compulsioni vengono anche definite rituali o cerimoniali e sono comportamenti ripetitivi (lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (contare, pregare, ripetere formule mentalmente) messi in atto per ridurre il senso di disagio e l’ansia provocati dai pensieri e dagli impulsi tipici delle ossessioni; costituiscono, cioè, un tentativo di elusione del disagio, un mezzo per cercare di conseguire un controllo sulla propria ansia. Le persone con un’ossessione che riguarda la contaminazione possono lavarsi costantemente le mani fino a provocarsi delle escoriazioni. Una persona può ripetutamente controllare di aver chiuso il gas per la paura ossessiva di far scoppiare la casa, un’altra può contare oggetti più e più volte per l’ossessione di averli perduti. In generale tutte le compulsioni che includono la pulizia, il lavaggio, il controllo, l’ordine, il conteggio, la ripetizione ed il collezionare si trasformano in rigide regole di comportamento e sono spesso bizzarre e francamente eccessive. Le compulsioni assumono spesso un carattere talmente abituale e ripetitivo che vengono attuate, a scopo preventivo, anche in assenza di ossessioni. Diventano azioni studiate e prestabilite, eseguite con cura meticolosa, che non possono in alcun modo essere interrotte o modificate nella loro sequenza.
L’obiettivo che molti cercano di raggiungere è annullare i rischi e ridurre al minimo gli imprevisti.
A volte però, queste strategie prendono il sopravvento e diventano delle vere e proprie gabbie, degli automatismi inevitabili, legati a pensieri tanto fissi quanto irrazionali, che possono interferire con le normali relazioni sociali e compromettere la spontaneità e la qualità della vita affettiva, scolastica o lavorativa, costringendo, nelle situazioni più gravi, a ritirarsi da ogni impegno o attività sia ludica che costruttiva.

A differenza di altri disturbi psicologici, sostanzialmente omogenei, nella pratica clinica si possono distinguere con relativa chiarezza sette tipologie di disturbo ossessivo-compulsivo, talvolta presenti in concomitanza. Nonostante i tentativi di creare delle sotto-categorie, tuttavia, le ossessioni e le compulsioni possono essere le più svariate ed è quindi probabile che non riusciate a riconoscervi completamente in nessuna delle tipologie elencate, pur soffrendo di DOC.

Nella pratica clinica distinguiamo comunque:

Disturbi da contaminazione – Si tratta di ossessioni e compulsioni connesse a improbabili (o irrealistici) contagi o contaminazioni. Le persone che ne soffrono sono tormentate dall’insistente fissazione che loro stessi, o qualcuno dei loro familiari, possa ammalarsi entrando in contatto con qualche invisibile germe o sostanza tossica. Sostanze “contaminanti” diventano spesso non solo lo sporco oggettivo, ma anche urine, feci, sangue e siringhe, carne cruda, persone malate, genitali, sudore, e persino saponi, solventi e detersivi, contenenti sostanze chimiche potenzialmente “dannose”. La contaminazione temuta può essere anche relativa a “sporco” di natura sociale (il tossicodipendente, il barbone, l’anziano, ecc.) o metafisica (il male, il diavolo, ecc.). In alcuni casi non vi è il timore di malattia, ma soltanto un forte senso di disgusto nell’entrare in contatto con certe sostanze. In ogni caso, bagni pubblici, cassonetti dell’immondizia, giardini, autobus o cabine telefoniche vengono accuratamente evitati, così come qualunque luogo che possa essere “infetto”. Se la persona entra in contatto con uno degli agenti “contaminanti”, mette in atto una serie di rituali di lavaggio, pulizia, sterilizzazione o disinfezione volti a neutralizzare l’azione dei germi e a tranquillizzarsi rispetto alla possibilità di contagio o a liberarsi dalla sensazione di disgusto. Tali rituali, fra cui i più comuni sono certamente il lavaggio ripetuto e particolareggiato delle mani e del corpo, dei vestiti, dei cibi e di altri oggetti personali, coinvolgono spesso i familiari, che sono “costretti” dal paziente ad evitare luoghi “contaminati” e a lavarsi più del necessario.
Disturbi da controllo – Si tratta di ossessioni e compulsioni implicanti controlli protratti e ripetuti senza necessità, volti a riparare o prevenire gravi disgrazie o incidenti. Le persone che ne soffrono tendono a controllare e ricontrollare sia per tranquillizzarsi riguardo al dubbio ossessivo di aver fatto qualcosa di male e non ricordarlo, sia a scopo preventivo, per essere sicuri di aver fatto il possibile per prevenire qualunque possibile catastrofe. Controllano così di aver chiuso le porte e le finestre di casa, le portiere della macchina, il rubinetto del gas e dell’acqua, la saracinesca del garage o l’armadietto dei medicinali; di aver spento fornelli elettrici o altri elettrodomestici, le luci in ogni stanza di casa o i fari della macchina; di aver contato bene i soldi; di aver compilato correttamente un modulo o un registro contabile; di non aver perso cose personali lasciandole cadere; di non aver investito involontariamente qualcuno con la macchina; di non avere tracce di sangue addosso. Il controllo compulsivo è quindi finalizzato a tranquillizzarsi riguardo al costante dubbio di non aver fatto tutto il necessario per prevenire eventuali disgrazie o al dubbio di aver danneggiato qualcosa o qualcuno inavvertitamente senza essersene accorti. Anche questo tipo di rituali coinvolge spesso i familiari che sono oggetto di continue richieste di rassicurazione ed ai quali viene talvolta chiesto di effettuare controlli al posto della persona stessa.
Ossessioni pure – Si tratta di pensieri o, più spesso, immagini relative a scene in cui la persona attua comportamenti indesiderati e inaccettabili, privi di senso, pericolosi o socialmente sconvenienti (aggredire qualcuno, avere rapporti omosessuali o pedofilici, tradire il partner, bestemmiare, compiere azioni blasfeme, offendere persone care, ecc.). Queste persone non hanno né rituali mentali né compulsioni, ma soltanto pensieri ossessivi. Quello che mette ansia non è tanto la natura del pensiero stesso, quanto il fatto che la sua presenza venga presa dal soggetto come segno di essere realmente un omosessuale, un pedofilo, un perverso, un blasfemo o un aggressivo. E’ il caso della persona che ha improvvisamente una fantasia sessuale alla vista di una persona dello stesso sesso, magari accompagnata da una effettiva eccitazione, e che interpreta il fatto che tale immagine si presenti nella sua mente come una possibile omosessualità latente. Il disturbo ossessivo puro è quindi caratterizzato dalla preoccupazione costante riguardo all’avverarsi di certi eventi alquanto improbabili, ma intollerabili per il soggetto, spesso seguita da un dialogo interno volto alla rassicurazione. In pratica la persona con timore di poter essere omosessuale, alla vista di una persona dello stesso sesso, sviluppa pensieri intrusivi positivi o fantasie sessuali che alimentano il suo timore. Inizia quindi a parlare con sé stessa per dimostrarsi che ciò non può essere vero ed a ricercarne le prove nel passato e nel presente, tormentandosi all’infinito alla ricerca della garanzia che tale sospetto sia infondato.
Superstizione eccessiva – Si tratta di un pensiero superstizioso portato all’eccesso. Chi ne soffre ritiene che il fatto di fare o non fare determinate cose, di pronunciare o non pronunciare alcune parole, di vedere o non vedere certe cose (es. carri funebri, cimiteri, manifesti mortuari), certi numeri o certi colori, di contare o non contare un numero preciso di volte degli oggetti, di ripetere o non ripetere particolari azioni il “giusto” numero di volte, sia determinante per l’esito degli eventi. E’ il caso della persona che ritiene che certi numeri siano sfortunati e che, dopo averli visti, rimane in ansia finché non ne neutralizza l’effetto “porta sfortuna” vedendo altri numeri “fortunati”. Oppure della persona che teme di pensare a certi eventi negativi (morte, incidenti, ecc.) mentre effettua alcune operazioni (es. parlare, scrivere, leggere, mangiare, camminare, ecc.), poiché il pensiero negativo potrebbe in qualche modo “imprimersi” e trasformarsi in realtà. Tale effetto può essere scongiurato soltanto ripetendo l’atto (es. cancellando e riscrivendo la stessa parola, pensando a cose positive) o facendo qualche altro rituale “anti-iella”.
Ordine e simmetria – Chi ne soffre non tollera assolutamente che gli oggetti siano posti in modo anche minimamente disordinato o asimmetrico, perché ciò gli procura una sgradevole sensazione di mancanza di armonia e di logicità. Libri, fogli, penne, asciugamani, videocassette, cd, abiti nell’armadio, piatti, pentole, tazzine, devono risultare perfettamente allineati, simmetrici e ordinati secondo una sequenza logica (es. dimensione, colore, ecc.). Quando ciò non avviene queste persone passano ore del loro tempo a riordinare ed allineare questi oggetti, fino a sentirsi completamente tranquilli e soddisfatti. Le ossessioni di ordine e simmetria possono riguardare anche il proprio corpo. Muscoli, pettinatura dei capelli, colletto e polsini della camicia, orologio sul polso, portafoglio in tasca, devono risultare ancora una volta “perfetti” e simmetrici, pena ripetuti rituali di messa in ordine o di controllo allo specchio.
Accumulo/accaparramento – E’ un tipo di ossessione piuttosto rara che caratterizza coloro che tendono a conservare ed accumulare oggetti insignificanti e inservibili (riviste e giornali vecchi, pacchetti di sigarette vuoti, bottiglie vuote, asciugamani di carta usati, confezioni di alimenti), per la paura di gettare via qualcosa che “un giorno o l’altro potrebbe servire..”. Questo tipo di comportamento, normale entro un certo limite finché si tratta di oggetti che hanno un valore sentimentale, assume caratteristiche patologiche nel momento in cui lo spazio occupato dalle “collezioni” diventa tale da sacrificare la vita della persona e dei suoi familiari. Questi particolari collezionisti di cose inutili sono generalmente orgogliosi delle proprie raccolte e non si rendono conto, se non parzialmente, dell’eccesso in cui incorrono, a differenza dei pazienti con disturbi da contaminazione o da controllo, che sono solitamente critici riguardo ai loro rituali. Sono le famiglie a non tollerare più l’invadenza di certi oggetti e a richiedere il trattamento terapeutico. Questi pazienti, inoltre, non hanno pensieri ossessivi particolari, ma sono terribilmente sconvolti nel momento in cui si chiede loro di gettar via qualcosa.
Compulsioni mentali – Non costituiscono una reale categoria a parte di disturbi ossessivi, perché la natura delle ossessioni può essere una qualunque delle precedenti. Coloro che ne soffrono, pur non presentando alcuna compulsione materiale, come nel caso delle ossessioni pure, effettuano precisi cerimoniali mentali (contare, pregare, ripetersi frasi, formule, pensieri positivi o numeri fortunati) per scongiurare la possibilità che si avveri il contenuto del pensiero ossessivo e ridurre di conseguenza l’ansia. E’ il caso della persona che, pensando automaticamente ad un’offesa al defunto, nel momento in cui vede una tomba, o ad una bestemmia nel momento in cui vede un riferimento a delle sacralità, tenta di scongiurare la “inevitabile” punizione divina ripetendo mentalmente, o talvolta bisbigliando, ben precise preghiere o formule magiche.
Alcuni pazienti DOC tendono a fare costanti richieste di rassicurazione ai familiari ed agli amici, riguardo alle proprie preoccupazioni. Ad esempio, se temono la contaminazione, chiedono spesso se certi oggetti o certi cibi sono stati lavati, se nessuno ha toccato le loro cose, se gli altri si sono lavati dopo essere stati in bagno o dopo aver toccato animali o cose “sporche”. Se invece temono future disgrazie a causa di loro omissioni o dimenticanze (disturbi da controllo), chiedono agli altri se hanno chiuso il gas, la porta di casa o la macchina, se hanno spento la luce o il fornello elettrico, se non hanno per caso urtato qualcuno con la macchina o se non hanno tracce di sangue addosso. In ogni caso le richieste di rassicurazione assumono in tutto e per tutto la funzione di un comportamento tranquillizzante, al pari delle compulsioni.

La persona che soffre di disturbo ossessivo-compulsivo, inoltre, tende a mettere in atto una sterminata serie di evitamenti di tutte quelle situazioni che innescano i pensieri ossessivi, nel tentativo di controllarli e di non essere costretto a fare i rituali. Così chi teme la contaminazione con lo sporco evita di toccare qualunque oggetto che possa essere, anche lontanamente, non sterilizzato, apre le porte o accende le luci, in particolare nei luoghi pubblici, con i gomiti o con i piedi. Chi teme di contaminarsi con il sangue o le siringhe evita di mettere le mani in posti in cui non possa controllare accuratamente che non vi siano aghi, non cammina sull’erba o sulla sabbia e tantomeno con le scarpe aperte e non tocca niente di rosso o che possa vagamente assomigliare a tracce di sangue. L’ossessivo “puro” che, ad esempio, teme di essere omosessuale, evita accuratamente di trovarsi in situazioni in cui può trovarsi esposto a corpi nudi di persone dello stesso sesso, spesso smette di guardare la televisione, di leggere le riviste, di guardare le persone per strada. Chi ha pensieri ossessivi a contenuto aggressivo evita metodicamente di avere a portata di mano oggetti contundenti o appuntiti, talvolta si fa controllare a vista da qualcun altro per essere certo di non fare niente di male e si tiene a debita distanza dalle persone che teme maggiormente di aggredire. Chi pensa che certi numeri, parole, colori o altro portino sfortuna a sé stesso o ai suoi cari, evita di esporsi a tutte quelle situazioni in cui più facilmente può entrare in contatto con tali stimoli. Ad esempio, per quanto riguarda certi numeri, il paziente può non guardare più la televisione, l’orologio o i calendari.

La prima regola per il trattamento di qualunque disturbo d’ansia è “evitare di evitare”. Questo principio è alla base degli esercizi di “esposizione graduata” che, associati alla “prevenzione della risposta”, costituiscono, attualmente, le tecniche più efficaci per sconfiggere il DOC. Esse aiutano chi soffre di questo disturbo a smettere di alimentarlo giorno dopo giorno e a svincolarsi dai tremendi circoli viziosi in cui si è involontariamente caduti.

Il disturbo ossessivo-compulsivo colpisce, indistintamente per età e sesso, dal 2 al 3% della popolazione. Può infatti manifestarsi sia negli uomini sia nelle donne, indifferentemente, e può esordire nell’infanzia, nell’adolescenza o nella prima età adulta. L’età tipica in cui compare più frequentemente è tra i 6 e i 15 anni nei maschi e tra i 20 e i 29 nelle donne. I primi sintomi si manifestano nella maggior parte dei casi prima dei 25 anni (il 15% ha esordio intorno ai 10 anni) e in bassissima percentuale dopo i 40 anni.

I disturbi ossessivo-complusivi, che si manifestano indipendentemente dal ceto sociale a cui si appartiene o dalla professione che si svolge, possono comparire in modo acuto, con sintomi importanti e improvvisi, o, più frequentemente, in modo subdolo e graduale (APA, 1994).

Nella maggior parte dei casi le persone non ricordano con esattezza quando sono comparsi i primi sintomi ossessivo-compulsivi: questi si manifestano generalmente in modo insidioso, causando inizialmente solo una modesta sofferenza ed aggravandosi progressivamente. In genere si accentuano azioni ripetitive che esistevano già precedentemente all’esordio del sintomo.

In alcuni casi le persone sono in grado di riferire con precisione il momento dell’inizio dei sintomi: in questi casi il disturbo esordisce in modo improvviso, spesso a seguito di un evento stressante.
Se il disturbo ossessivo-compulsivo non viene curato si possono delineare quattro tipi di decorso:

Decorso episodico: i sintomi sono presenti solo in alcuni periodi della vita di una persona, con nessun sintomo o sintomi minimi tra vari episodi acuti della durata di mesi o anni (tra i singoli episodi il tipo di ossessione spesso cambia). Ci può essere anche un solo episodio in tutta una vita.
Decorso cronico fluttuante: i sintomi sono molto incostanti nel tempo, con miglioramenti e peggioramenti, ma non scompaiono mai del tutto. I frequenti alti e bassi sono in genere legati al livello di stress generale.
Decorso cronico stabile: i sintomi si manifestano gradualmente ma, poi, rimangono stabili nel tempo.
Decorso cronico ingravescente: è il più grave, e purtroppo il più comune. Generalmente i sintomi iniziano in modo graduale; ci sono periodi di peggioramento e periodi di stabilità, seguiti, poi, da nuovi peggioramenti.
Non si può parlare di un disturbo ereditario, anche se la componente genetica, potrebbe influire nella comparsa del disturbo. Il fatto di avere familiari che soffrono o hanno sofferto di DOC aumenta certamente la possibilità di ammalarsi, ma è molto difficile fare una distinzione tra i disturbi ossessivo-compulsivi dovuti al fatto di essere allevati da un genitore con DOC da quelli legati al vero e proprio patrimonio genetico. Studi sui gemelli omozigoti separati alla nascita, comunque, hanno dimostrato che la malattia non ha una natura totalmente genetica, anche se può essere presente una componente ereditaria.

ALTRE CARATTERISTICHE DEL DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO SONO:

eccessivo senso di responsabilità: le persone affette da DOC, in particolar modo coloro che temono le conseguenze dannose delle proprie trascuratezze sugli altri, piuttosto che su se stessi, ritengono spesso che anche avere una minima influenza sull’esito di un determinato evento negativo equivalga ad esserne totalmente responsabile. Pensare che possa accadere qualcosa di negativo e non fare tutto il possibile per impedirlo sarebbe quindi, per queste persone, come essere totalmente colpevoli, nel caso in cui l’evento negativo si avverasse;
eccessiva importanza attribuita ai pensieri: per chi soffre di DOC, il fatto stesso che un pensiero venga formulato significa di per sé che esso è importante. Quasi tutte le persone ossessive ritengono che avere certi pensieri negativi sia moralmente deplorevole, perché significherebbe desiderare o augurarsi che essi si avverino, e pericoloso, in quanto potrebbe avere un’influenza sul reale accadimento degli eventi; non riconoscono, insomma, che è normale avere preoccupazioni negative, soprattutto quando il nostro umore non è dei migliori, senza che ciò sia indicativo dei nostri desideri o della nostra natura e senza che influenzi la probabilità che gli eventi temuti si verifichino;
sovrastima della possibilità di controllare i propri pensieri: le persone che soffrono di DOC, non tollerando la presenza di pensieri negativi, per i motivi sopra illustrati, fanno di tutto per contrastarli e liberarsi la mente, senza considerare che nessuno di noi può decidere di non pensare a qualcosa, poiché abbiamo un controllo soltanto parziale sul nostro flusso di pensieri;
sovrastima della pericolosità dell’ansia: come vedremo, l’ansia è un’emozione normale e non pericolosa; i sintomi fisici dell’ansia possono essere molto sgradevoli, ma non portano mai alla perdita di controllo del proprio comportamento e, prima o poi, tendono a scomparire spontaneamente, anche se la persona non fa niente per tranquillizzarsi. Quanti sono affetti da DOC, invece, tendono a interpretare lo stato confusionale che l’ansia può indurre, come segno di un’imminente perdita di controllo o di essere sul punto di impazzire. Essi ritengono che il malessere fisiologico ad essa correlato aumenti all’infinito o rimanga stabile nel tempo, al punto da diventare intollerabile o dannoso per l’organismo.

Il DOC con scarso insight

La capacità delle persone di riconoscere che le ossessioni e le compulsioni sono eccessive o irragionevoli si verifica su di un continuum. Da un lato, infatti, alcuni soggetti DOC presentano un’assente o quasi prova di realtà così che l’ossessione può raggiungere la dimensione del delirio (ad esempio il continuo timore, giudicato ragionevole e realistico, di una contaminazione da radiazioni, pur vivendo a centinaia di chilometri da un reattore nucleare). In tali casi il DSM-IV permette l’impiego dello specificatore “con scarso insight” (cioè con scarsa consapevolezza), utile nelle situazioni al confine tra ossessioni e deliri.

In questi casi di “ideazione sopravvalutata” i pazienti non considerano il loro comportamento senza senso ed irrazionale, ma piuttosto credono di avere motivi sufficienti per le proprie preoccupazioni ossessive e che i rituali impediranno loro di cadere in conseguenze disastrose. Questi pazienti non rispondono altrettanto bene al trattamento. L’elemento importante dell’ideazione sopravvalutata non è il contenuto in sé, quando piuttosto la convinzione individuale della validità delle proprie paure.

I pensieri deliranti ruminativi ed i comportamenti bizzarri stereotipati della schizofrenia si distinguono dalle ossessioni e dalle compulsioni per il fatto che non sono egodistonici (cioè il soggetto non li sperimenta con fonte di sofferenza) e non sono soggetti alla prova di realtà (cioè non sono confutabili con il ragionamento logico).

E’ fondamentale rendersi conto che, al di fuori dell’ansia, non ci sono altre conseguenze negative derivanti da una mancata attenzione ai pensieri ossessivi: la convinzione che ci possano essere altre conseguenze negative oltre all’ansia è uno dei campanelli d’allarme che segnalano la presenza di uno scarso insight, così come l’assenza di resistenza ai pensieri ossessivi o la razionalizzazione del pensiero ossessivo che lo rende plausibile.

Un altro elemento che indica scarso insight è il coinvolgimento, da parte del malato, di parenti ed amici nelle proprie tematiche ossessive. Il malato “presta” il proprio intelletto allo sviluppo di considerazioni e “soluzioni” riguardo ai propri problemi ossessivi, avviando dibattiti: alla vita con il DOC si sostituisce la vita per il DOC con la ricerca di una soluzione “socialmente condivisa” ai propri pensieri ossessivi che escono dal novero delle idee da evitare per entrare in quello dei pensieri plausibili, accettabili e fondati, o comunque da “soluzionare”.

Involontariamente le persone che stanno accanto al malato, associando lo stato ansioso e ossessivo del malato alla presenza di un problema reale, contribuiscono a rafforzare la ritenuta sensatezza dei pensieri ossessivi da parte del malato attenuandone ulteriormente la capacità di critica. Diventa quindi importante per genitori e amici ribadire al malato che non è salutare, ma anzi altamente controproducente, preoccuparsi dei problemi ossessivi perchè gli stessi sono il prodotto di un disturbo.

La Terapia Cognitivo Comportamentale mira proprio ad aumentare la consapevolezza, da parte del malato, della presenza di un disturbo nervoso che genera pensieri fastidiosi. Una volta acquisita una propria “autonomia intellettuale” rispetto al disturbo anche la terapia diviene più speditamente praticabile. E’ fondamentale che il malato smetta di “nutrire” il proprio disturbo prestando una parte considerevole del proprio intelletto al problema ossessivo e che acquisisca piuttosto una netta consapevolezza della natura patologica dei propri pensieri ossessivi per dedicarsi alla propria vita, che sarà accompagnata dal DOC ma non al servizio del DOC.

Cosa succede quando qualcuno che ami è affetto da DOC?

Quando qualcuno in una famiglia è malato ne risente tutta la famiglia, non solo la persona ammalata. Questo è vero per il diabete così come per il DOC (Disturbo Ossessivo-Compulsivo). Un disturbo mentale porta delle pressioni ulteriori. Per paura del pregiudizio la famiglia può divenire isolata nella lotta per dare senso alla diagnosi e al trattamento.

I sintomi del DOC possono rimanere non diagnosticati per molto tempo. Molti dei pensieri e dei comportamenti tipici del DOC sono comuni tra la popolazione, ma vengono contenuti entro determinati limiti e non essere presi seriamente. Quando non trattati, i sintomi del DOC interferiscono con la normale vita familiare, spesso ad un livello molto elevato. Non è inusuale per una famiglia soffrire per molti anni prima che i sintomi vengano finalmente diagnosticati.

Una volta che è stata fatta una diagnosi accurata trovare un trattamento efficace può essere difficoltoso. Nella comunità di appartenenza possono esserci pochi professionisti esperti nel trattamento del disturbo e possono non esserci gruppi per fornire sostegno. Anche quando viene trovato il trattamento appropriato, a volte le persone con DOC possono essere riluttanti a farsi curare. Inoltre possono rifiutare i tentativi della famiglia di lavorare insieme per gestire la malattia.

E’ naturale per le famiglie sperimentare risentimento e disappunto quando il DOC interferisce con la normale vita familiare. Riconoscere il disturbo può essere il primo passo verso il sentirsi meno isolati e per avere più energie per prendersi cura sia della persona ammalata che di se stessi.

Come vengono danneggiati i membri della famiglia dal DOC?

Le persone con DOC spesso cercano di coinvolgere i membri della famiglia nei loro rituali compulsive. Al fine di mantenere la pace, i membri della famiglia possono coinvolgersi nei rituali o aiutare la persona a metterli in atto. Tali rituali possono includere l’accaparramento/collezionismo, il controllo o il lavaggio. Quando una famiglia aiuta la persona in questo moto, stanno favorendo il DOC. Questo favoreggiamento spesso inizia con piccoli compromessi che però, nel tempo, divengono sempre più frequenti e pervasivi.

Un altro modo nel quale le famiglie rispondono al DOC è con la negazione o l’incredulità. Possono trovare difficile comprendere perché la persona affetta da DOC non riesca a fermarsi dal mettere in atto determinati rituali che continuano a renderla infelice. Man mano che i sintomi del DOC diventano più gravi, le emozioni dei membri della famiglia possono diventare più forti e fonte di sofferenza.

Queste emozioni creano tensione nelle relazioni e danneggiano tutti gli aspetti della vita familiare. Se gli viene permesso di aumentare, la tensione diviene tanto grave quanto il disturbo stesso.

Cosa accade quando il DOC viene diagnosticato per la prima volta?

Quando un membro di una famiglia riceve la diagnosi di DOC i membri possono sperimentare molte cose. Da un lato, una diagnosi porta sollievo in quanto finalmente si conosce qual è il problema. In secondo luogo, sapere che è un disturbo mentale la causa della sofferenza del membro della famiglia può essere fonte di tristezza. Si può aver paura delle possibili evoluzioni del disturbo, sia per la persona che per se stessi. Se si è il genitore della persona affetta da DOC ci si può sentire in colpa o responsabili di aver fatto qualcosa che abbia dato origine al disturbo, anche quando i professionisti hanno detto di no. Ci si può anche sentire arrabbiati con la persona affetta da DOC per la sofferenza presente in famiglia a causa del disturbo.

E’ normale sperimentare queste emozioni. Saperlo, ed imparare ad accettarle e gestirle, riduce lo stress e dà la possibilità di aiutare la persone affetta da DOC a gestirne i sintomi.

Ecco alcuni consigli che possono essere utili per gestire le emozioni derivanti dalla presenza del DOC in famiglia e per aiutare la persona affetta da tale disturbo …

Come relazionarsi con i membri della famiglia affetti da DOC

Impara più che puoi del DOC e del suo trattamento. Essere informato ti aiuterà a comprendere la malattia ed aiutare la persona affetta a realizzare dei cambiamenti.
Guarda i comportamenti dovuti al DOC come dei sintomi, e non come difetti caratteriali. Ricorda che la persona affetta da DOC ha una malattia, ma che è comunque sana e capace in molte altre cose. Focalizzati su tutta la persona, non solo sui sintomi.
Non permettere al DOC di prendere possesso della vita familiare. Cerca il più possibile di ridurre lo stress e di mantenere il normale stile di vita familiare.
Non partecipare ad i rituali della persona affetta da DOC. Se hai aiutato in questi rituali in passato, può richiedere tempo e pratica modificare questa abitudine. Affinché le persone affette da DOC facciano progressi, i membri della famiglia e gli amici devono resistere e non aiutarlo a mettere in atto i rituali. Sostenerli, incluse le continue rassicurazioni, intralciano con i progressi.
Comunica in modo positivo, diretto e chiaro. Piuttosto che criticare la persona affetta da DOC per comportamenti presenti o passati, digli cosa vuoi che avvenga. Evitare critiche personali aiuta la persona affetta da DOC a sentirsi accettata mentre cerca di mettere in atto i difficili cambiamenti richiesti.
Matieni la calma. Non arrabbiarsi aiuta a mantenere una buona atmosfera.
Ricorda che la vita è una maratona, non uno scatto. I cambiamenti avvengono nel lungo tempo. Ci possono anche essere periodi nei quali non avviene nessun cambiamento. Applaudi i progressi quando avvengono e fornisci incoraggiamento nei momenti più bui. Il tuo sostegno porterà benefici alla persona affetta da DOC.
Mischia umorismo e cure. Dare sostegno non vuol dire essere sempre sei. Le persone con DOC sanno quanto siano assurde le loro paure. Spesso possono vedere il lato divertente dei sintomi quanto l’umorismo non è irrispettoso. I membri della famiglia possono utilizzare l’umorismo per aiutare la persona affetta da DOC a distaccarsi dai sintomi. Ci sono anche persone che non si rendono conto dell’assurdità delle loro ossessioni e di questo parleremo in seguito.

Impara a riconoscere i sintomi che la persona affetta da DOC sta lottano con il suo disturbo. Ecco alcuni segni che spesso notano i familiari:

  • ripetere determinati compiti più e più volte
  • avere problemi a completare dei compiti
  • arrivare in ritardo a causa di controlli ripetuti
  • sentirsi responsabile per i danni che può aver causato ad altri
  • richiedere costantemente rassicurazioni
  • mettere da parte e collezionare
  • lavarsi troppo
  • evitare certi posti o attività
  • evitare di stare con le persone
  • divenire irritabile quando qualcosa interferisce con i rituali

Sostieni il programma di trattamento farmacologico e psicoterapeutico.
Non dimenticarti che sei un essere umano. Mentre cerchi di fare del tuo meglio per sostenere il tuo familiare, a volte ri scoprirai mentre stai partecipando ad un rituale o stai dando rassicurazioni. Cerca di non giudicarti mentre ricadi in queste vecchie routine, allo stesso modo cerca di non giudicare il tuo familiare.

Prenditi cura di te stesso:

  • Cerca un gruppo di sostegno,
  • Evita di isolarti,
  • Comprendi quali situazioni familiari sono più stressanti nella gestione del DOC,
  • Sviluppa interessi all’esterno della famiglia,
  • Crea un ambiente che per sia il meno stressante possibile,
  • Prenditi un po’ di tempo ogni giorno solo per te.

Il contenuto di questo testo deriva da una rielaborazione delle seguenti fonti:

Melli G. (2006), Vincere le ossessioni. Capire e affrontare il disturbo ossessivo compulsivo, Ecomin. (per pazienti)
Dettore D. (2003), Il disturbo ossessivo-compulsivo. Caratteristiche cliniche e tecniche di intervento, McGraw-Hill. (per terapeuti)
http://www.osscomp.it/ (sito di una persona affetta da DOC)
CAMH (2001), Obsessive-Compulsive Disorder. An information guide. (per pazienti e famiglie)