348.2746108

LRpsicologia@gmail.com

Da Lunedì a Venerdì, dalle 10:00 alle 13:00

di Monica Gammieri, Psicologa, borsista presso l’Università degli Studi di Padova, Facoltà di Psicologia – Dipartimento di Psicologia Generale “Vittorio Benussi”

curato dal dott. Fabio Campetti e dott.ssa Tiziana Corsini, psicologi dell’Emergenza, Associazione Psicologi per i Popoli, sez. Abruzzo

Riassunto

Nel presente lavoro verranno effettuate delle riflessioni di carattere non solo legislativo ma soprattutto psicologico in merito alla condizione dei bambini haitiani in seguito al terremoto del 12 gennaio 2010. La grande ondata emotiva suscitata dal terremoto di Haiti si è concentrata soprattutto sui bambini rimasti orfani dopo il sisma con molte pressioni per adozioni rapide e affidi internazionali temporanei. La mobilitazione planetaria a favore dei bambini haitiani ha anche provocato l’immediata presa di posizione degli organismi e delle associazioni che lavorano a tutela dei diritti dell’infanzia sui pericoli che potrebbero correre i minori in questa fase d’emergenza. Di seguito verranno inizialmente esposti gli avvenimenti principali del terremoto di Haiti per poi compiere delle riflessioni sul tema del sisma e dei bambini haitiani alla luce dei concetti principali della psicologia dell’emergenza. Infine si rifletterà in senso psicologico rispetto all’intervento italiano a favore dei bambini haitiani affrontando i temi dell’adozione e dell’affido internazionale.

Parole chiave

Terremoto, emergenza nell’infanzia e nell’adolescenza, affido e adozione internazionale, sostegno psicologico e resilienza.

 

Il terremoto di Haiti del 12 Gennaio 2010

Il terremoto di grado 7 che ha devastato Haiti il 12 gennaio 2010, classificato dagli esperti come il settimo più disastroso della storia recente, ha messo in ginocchio un paese che versava già in condizioni disastrose (Haiti è il paese più povero delle Americhe e uno dei più poveri al mondo). A causa della povertà e dell’isolamento del Paese e in seguito a gravi danni alle infrastrutture di comunicazione, non è possibile definire con certezza il numero di vittime del sisma. Secondo l’UNICEF Italia a oltre due mesi dal sisma il numero delle vittime è di 222.517.

 

Il dramma dei bambini soli

Ad Haiti la percentuale di mortalità infantile è del 6%, l’età media è di 20 anni, il 42% della popolazione ha meno di 14 anni e solo il 3,5% più di 65. Appare quindi molto chiaro che le condizioni di vita dei bambini di Haiti non fossero delle migliori anche prima del disastroso terremoto del 12 gennaio 2010. All’ultimo aggiornamento del 18 Marzo 2010 sulle condizioni dei bambini haitiani, l’UNICEF Italia stima 380.000 bambini orfani di un solo genitore e 50.000 rimasti orfani di entrambi: il dramma dei bambini soli che ha commosso tutto il mondo.

 

Haiti: un contesto d’emergenza

Dal punto di vista psicologico, un contesto d’emergenza come quello di Haiti è una situazione interattiva caratterizzata dalla presenza di una minaccia; da una richiesta di attivazione rapida e di rapide decisioni; dalla percezione di una sproporzione improvvisa tra bisogno (cresciuto per intensità, ampiezza, numerosità, ritmo) e potenziale di risposta attivabile dalle risorse immediatamente disponibili; da un clima emotivo congruente (Sbattella, 2009). Ogni evento catastrofico come un terremoto è caratterizzato da diverse fasi temporali: fase d’emergenza/impatto, fase post emergenza/riorganizzazione, fase di ristabilimento/ricostruzione. Sono passati quasi tre mesi da quando Haiti è stata colpita dal terremoto il 12 gennaio 2010. E’ in piena fase post emergenza/riorganizzazione: la comunità internazionale si è mobilizzata per far fronte all’emergenza. Tra qualche mese le luci dei riflettori su Haiti che si spegneranno gradualmente, la fatica, le varie esperienze irritanti e la consapevolezza di tutto ciò che è necessario per tornare ad una vita normale si combineranno e daranno luogo alla disillusione, a sentimenti di tradimento ed abbandono.

Haiti: emergenza nell’infanzia e nell’adolescenza

Cosa significa per un bambino essere coinvolto in un disastro? È possibile indicare alcune esperienze che tendono a essere comuni nei bambini più direttamente coinvolti in una calamità (Lo Iacono, 2001). Fra i superstiti di un disastro, la stragrande maggioranza delle persone – a prescindere dal sesso, dall’età e dalle condizioni di salute precedenti – dà segni di stress, tanto che le reazioni di stress vengono considerate una “reazione normale a eventi non normali” (Lo Iacono, 2001).  Quanto maggiori sono la percezione del pericolo di morte e l’esposizione sensoriale, tanto maggiore è la probabilità che si manifesti lo stress post-traumatico. In bambini e adolescenti possono comparire varie reazioni di stress, che, quando diventano troppo numerose, durature e gravipossono soddisfare i criteri per la diagnosi psichiatrica di Disturbo acuto da stress/DAS o Disturbo post-traumatico da stress/DPTS riportati nel DSM-IV (American Psychiatric Association, 1994); due condizioni psicopatologiche la cui principale differenza è la durata (meno di un mese la prima, più di un mese la seconda). In generale, avendo capacità di fronteggiamento meno sviluppate, i bambini devono essere considerati fra i gruppi ad alto rischio di disturbi psicologici in seguito a una calamità (Lo Iacono, 2001).

L’Italia e l’emergenza Haiti: le iniziative preliminari della CAI a sostegno della popolazione haitiana

La linea ufficiale del governo sulla possibilità di facilitare le adozioni di Haiti o di accogliere per qualche mese piccoli traumatizzati dal cataclisma è stata espressa dalla Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI). Nel comunicato del 19 gennaio 2010 sulle iniziative della CAI (pubblicato sul sito della stessa commissione), è possibile apprendere che per quanto attiene agli  interventi immediati, la Commissione ha deliberato di finalizzare un milione di euro per:
–   agevolare i ricongiungimenti dei bambini con i familiari dispersi o feriti, finanziando il progetto di Save the children per 350.000 euro;
–   assicurare assistenza sanitaria, igienica e di sopravvivenza per 20.000 famiglie con bambini, assistite dalla Charitas di Haiti, finanziando il progetto della Charitas italiana per 350.000 euro;
–   assistere i bambini ospiti in orfanotrofi o in strutture temporanee allestite dall’UNICEF mediante un finanziamento di 300.000 euro.
La CAI ha altresì deliberato di destinare ulteriori 750.000 euro per interventi di medio termine, realizzati dagli enti autorizzati o da altre organizzazioni che stanno intervenendo in Haiti.

Disegno di legge N. 1968/2010: affido temporaneo per i bambini di Haiti
Mentre la condizione della popolazione rimane drammatica, l’opinione pubblica italiana si è spaccata in due: sostenitori dell’assistenza in loco con il sostegno a distanza da una parte e promotori dell’affido internazionale per la sicurezza immediata ai bambini all’altra. Intanto è stato depositato a inizio febbraio 2010 un Disegno di legge che prevede l’affido temporaneo di dodici mesi per i minori haitiani. Il testo del DDL “Disposizioni in materia di affidamento in via eccezionale di minori stranieri di nazionalità haitiana a famiglie residenti in Italia” è stato presentato il 20 gennaio 2010 dai Senatori Caruso, Allegrini, Baldini, Butti e Cicolani (Pdl). Un provvedimento in tre articoli per il quale si richiede una corsia preferenziale per l’approvazione, che individua procedure rapide per l’affidamento, nel rispetto della tutela dei minori. Il provvedimento resta in vigore sino alla fine dell’emergenza, che, prudentemente, è stata valutata in due anni (Cottone, 2010). Nel dettaglio il provvedimento consente l’affidamento di bambini (sotto i dodici anni) a nuclei familiari e single residenti in Italia. Un affidamento di dodici mesi, prorogabili fino ad un massimo di ventiquattro mesi solo se nell’interesse del minore. Condizione necessaria per disporre l’affidamento è che sia consentito dai genitori del minore ovvero, in mancanza, da autorità di Haiti, ovvero dalla rappresentanza consolare o diplomatica di Haiti presso l’Italia. Il disegno di legge n. 1968/2010 in questione deve essere ancora approvato.

Adozione e affido: vantaggi e rischi psicologici nell’accogliere un bambino haitiano
Quali sono i vantaggi e i rischi che l’accoglienza in Italia può apportare ai bambini in causa? Sicuramente vivere in una famiglia, con le cure e le attenzioni di due genitori, ha numerosi vantaggi rispetto al vivere in un orfanatrofio. La possibilità di cure e amore “personalizzato”, l’occasione di vivere in un ambiente protetto e di creare una relazione di attaccamento con una figura adulta importante sono tutti elementi fondamentali per poter vivere un’infanzia serena e non traumatica. Ma Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia sostiene che “portare via un bambino adesso non significherebbe fare il suo bene, anche se è difficile pensare che sia meglio restare tra le case distrutte, esposti al pericolo di epidemie, senza genitori, rispetto ad essere accolti con affetto ed entusiasmo in Italia. Eppure, il trauma di distacco da un mondo che seppure in macerie è un mondo conosciuto servirebbero soltanto ad accrescere la sofferenza. I bambini hanno subito un terremoto psicologico. Nell’infanzia ci si costruisce un mondo interiore, delle protezioni che servono anche in situazioni terribili come quelle di Haiti prima del sisma. Quelle protezioni sono crollate e i bambini hanno la sensazione che il mondo come lo conoscevano sia finito. Portarli via è sottolineare che questa sensazione è vera, è come trasformare un incubo interiore in realtà” (Nadotti, 2010). E’ come se si rischiasse di arrecare ai bambini haitiani una condizione di “doppio trauma”, ovvero una condizione in cui oltre all’aver vissuto un devastante terremoto si aggiunge anche l’angoscia dell’abbandono dal proprio luogo d’origine. L’ideale sarebbe comunque che questi bambini rimanessero nel luogo in cui sono nati e quindi le adozioni internazionali acquisterebbero veramente senso solo nel caso in cui questi piccoli non avessero più in patria nessun parente che si possa occupare di loro. A sconsigliare l’adozione internazionale degli orfani del terremoto di Haiti ci sono anche e soprattutto i requisiti di legge che ci invitano a riflettere in merito. Nel comunicato redatto il 15 gennaio 2010 dalla Commissione per le Adozioni internazionali e pubblicato sul sito della stessa commissione, a seguito delle numerose richieste di adozione, si sottolinea che i cataclismi, così come le emergenze belliche, sono situazioni in cui occorre particolare prudenza nell’avviare procedure adottive. In tali circostanze è sempre necessario attendere che, nelle zone colpite dalla calamità, la situazione rientri nella normalità, affinché siano ristabilite le condizioni per accertare l’effettivo stato di abbandono dei minori residenti nelle aree colpite (le cui famiglie potrebbero essere solo temporaneamente disperse) e le procedure di adozione degli orfani possano essere realizzate nel pieno rispetto delle norme nazionali e internazionali. Per Haiti non ci sarà nessuna “semplificazione ed accelerazione delle procedure” per l’adozione (proposta poi rettificata) ma una “verifica di corsia preferenziale” per le eventuali richieste di adozioni dei bambini haitiani una volta accertato dalle istituzioni haitiane il loro stato di adottabilità (Malatesta, 2010).
Secondo il sottosegretario Carlo Giovanardi, l’urgenza ora è aiutare i bambini sul posto e fare affidi temporanei (Redazione Apcom, 2010). Secondo quanto sostiene il Sen. Giovanardi, per i bambini per cui la riunificazione familiare non sarà possibile, il problema verrà affrontato con due strumenti diversi, uno utile nell’emergenza e l’altro nel lungo periodo: l’affido temporaneo e l’adozione. L’affido servirà ad accogliere bambini in Italia in questa fase d’emergenza. E’ una formula prevista dalle Nazioni Unite: si tratta di soggiorni per risanamento. Il bambino viene accolto da una famiglia o da un ente in grado di farlo. Ma si ferma in Italia solo per un periodo limitato e dopo torna nel proprio paese. Parliamo di bambini che una famiglia ce l’hanno o che non possiamo escludere ce l’abbiano. A livello burocratico, al di là dell’emotività, ci sarà da verificare il numero di posti disponibili, tra enti associazioni e coppie. E le procedure dovranno essere concordate a livello internazionale. L’adozione, riguarda invece i bambini che sono senza famiglia. Sarà possibile solo dopo l’emergenza e a due condizioni: se a chiederlo all’Italia è il governo di Haiti che dichiara lo stato di reale abbandono del bambino e se le coppie italiane sono in possesso dell’idoneità all’adozione. Sino ad oggi in Italia ci sono circa 6.000-7.000 coppie che possono optare per l’adozione di minori haitiani.

Haiti: per una famiglia adottiva italiana

La normativa principale in materia d’adozione è la legge 28 marzo n. 149: “Modifiche alla legge 4 maggio 1983”, n. 184, recante «Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori», nonché al titolo VIII del libro primo del codice civile”. L’Italia ha sempre avuto una limitatissima attività nell’ambito delle adozioni internazionali interrazziali ad Haiti e nessuna procedura adottiva è attualmente pendente nell’isola caraibica. Le adozioni ad Haiti vengono effettuate soprattutto dai francesi. L’Italia ha solo un ente accreditato, l’associazione NOVA con sede a Torino, e l’anno scorso è stata fatta una sola adozione in quel paese, in tutto quaranta dal 2000 ad oggi.
Avere un figlio adottivo è aprire nella propria famiglia uno spazio non solo fisico, ma soprattutto mentale per l’accoglienza del bambino/a, generato da altri, con una sua storia, che ha bisogno di continuarla con dei nuovi genitori, con cui formerà una vera famiglia, come una seconda possibilità di vita. Al bambino deve esser data la possibilità di elaborare il lutto, di riannodare il filo della sua vita là dove si è spezzato per ristabilire una continuità tra presente e passato.

 

Haiti: per una famiglia affidataria italiana
L’affidamento familiare è un intervento “a termine” di aiuto e sostegno che si attua per sopperire al disagio e/o alla difficoltà di un bambino e della sua famiglia che temporaneamente, non è in grado di occuparsi delle sue necessità affettive, accuditive ed educative. Questo può, per quanto possibile, aiutare la famiglia d’origine a risolvere i problemi concreti che sono alla base delle loro difficoltà. Le principali caratteristiche dell’affidamento sono: la temporaneità, il mantenimento dei rapporti con la famiglia d’origine, la previsione del rientro del minore nella famiglia d’origine. L’affidamento può essere consensuale o giudiziale, residenziale o diurno. Può cessare quando la situazione di temporanea difficoltà che lo ha determinato viene risolta dalla famiglia, da sola o con l’aiuto dei servizi, oppure nel caso in cui la sua prosecuzione rechi pregiudizio al minore. La famiglia affidataria dovrebbe offrire uno spazio nella propria vita e nella propria casa per accogliere una persona diversa da sé e accompagnarla per un tratto di strada senza la pretesa di cambiarla, agevolando il suo rientro nella famiglia d’origine. Se il disegno di legge n. 1968/2010 che prevede l’affido temporaneo di dodici mesi per i minori haitiani verrà presto approvato, sarà opportuno riflettere sui processi sopradescritti che caratterizzano l’affido, tenendo anche conto che nel caso dei bambini haitiani, siamo di fronte anche ad una situazione di emergenza nell’infanzia e nell’adolescenza. I genitori italiani devono avere le competenze adeguate per riconoscere e rispondere agli eventuali disagi conseguenti all’emergenza e sapersi avvicinare nel modo più consono.

I bambini di Haiti: il sostegno psicologico e la resilienza
I bambini hanno grandi capacità di recupero e si adattano facilmente, anche a situazioni difficili. Sia nel caso dell’affido temporaneo e/o dell’adozione dei minori haitiani, la maggioranza degli interventi a lungo termine destinati ad aiutare i bambini ad adattarsi/riprendersi si basano sull’assunto secondo cui il sostegno, la giuda, la strategia di gestione dello stress, l’informazione, la normalizzazione e la convalida sarebbero utili per la maggior parte dei bambini esposti a eventi traumatici, anche in assenza di una valutazione specifica dello stato psicologico dell’individuo. Invece, subito dopo il disastro, è importante proteggere i bambini da ulteriori danni ed esposizione a stimoli traumatici (anche dai media), guidarli, ricongiungerli ai famigliari e restare accanto a loro (Lo Iacono, 2001). Gli interventi a favore del benessere psicologico dei bambini ci spingono a riflettere anche sui fattori predisponenti che accentuano la vulnerabilità individuale e i fattori protettivi, cioè gli elementi che rendono il trauma psichico meno probabile, anche di fronte ad eventi gravemente lesivi. La precarietà delle condizioni di vita dei bambini haitiani ci spinge a riflettere su quali siano le fonti a cui loro possono attingere capacità di fronteggiamento. E’ questa la tradizione di ricerca sulla resilienza, concetto che, appunto, indica l’insieme delle caratteristiche che aumentano la probabilità di ritrovare buoni livelli di adattamento dopo crisi legate ad eventi catastrofici, improvvisi e mortiferi (Sbattella, 2009).

Bibliografia
American Psychiatric Association, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (4ª ed.), Washington D.C., 1994; tr. it. DSM-IV, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, (4ª edizione) Milano, Masson, 1994.
Cottone, N. (2010, Gennaio 22). Senato, presentato un ddl per l’affido temporaneo dei bambini di Haiti a famiglie e single. Il sole 24 ore. Recuperato il 15 Febbraio, 2010, da http://www.ilsole24ore.com/
Lo Iacono, G.(2001). Aiutare i bambini sopravvissuti a calamità: indicazioni per insegnanti e genitori. Psicologia e Psicologi, 1, 1-19.
Malatesta, A. (2010, Gennaio 22). L’Italia, su adozioni ci sarà corsia preferenziale. ANSA. Recuperato il 30 Marzo, 2010, da http://www.ansa.it/
Nadotti, C. (2010, Gennaio 17). Haiti – Emergenza bambini, corsa alle adozioni, l’allarme lanciato da “Save the Children”. La Repubblica.  Recuperato il 2 Febbraio, 2010, da http://www.repubblica.it/
Redazione APCOM. (2010, Gennaio 18). Giovanardi: Adozioni? Si rischiano traumi ulteriori. “L’urgenza ora è aiutare i bambini sul posto e fare affidi temporanei”. In Cronaca. Recuperato il 10 Febbraio, 2010, da http://www.apcom.it/
sbattella, F.(2009). Manuale di Psicologia dell’emergenza. Milano: Franco Angeli.